No, non è la nota località del turismo portoghese in cui furono esiliati i ns. ultimi regnanti ma......si paziente e leggiti quanto segue.
Ieri giornata intensa, forse la più difficile:
Ieri giornata intensa, forse la più difficile:
240 km di ripio (sterrato), ed in più, assassino, tra Tolar Grande e Antofagasta della Sierra (che non è quella cilena).
"Ripio assassino" perché già si è impegnati a condurre la moto su uno sterrato impegnativo e, come se non bastasse, ogni tanto e senza preavviso se non la terra che ha un'altra sfumatura di colore, ecco che ti trovi un terreno di sabbia impalpabile che può essere variamente lungo. A questo punto è da evitare assolutamente di frenare (caduta assicurata) ma occorre accelerare cercando, per quanto possibile, di alleggerire la ruota anteriore per navigare sopra l'infida sabbia.
Ovvio che ci si concentra poco sul paesaggio e molto sulla striscia di terra calpestata ove far transitare la moto. Inoltre un tragitto così lungo di sterrato ci obbliga e ridurre le fermate per arrivare alla meta con la luce.
A parte questo: favolosi paesaggi desertici, solitari lama, vigogne e guanacos nei punti più alti ed inospitali. Pochi residenti ruscelli ed alcuni oltretutto ghiacciati suo bordi. Sole fortunatamente per tutto il tempo. Silenzi e vento. In prevalenza ci accompagna il "tum tum" delle nostre monocilindriche.
Già il giorno precedente avevamo realizzato che le Poderose stanno cedendo. Non tanto per il motore, che si sta rivelando eccellente, quanto per carrozzeria ed i supporti. La mia è messa forse peggio di tutte: una marmitta è quasi andata, si è rotto un supporto del porta bagagli e quello del serbatoio extra large, ho perso un indicatore di direzione, il cruscotto e totalmente fuori sede e per questo si è staccato il cavo del contachilometri per cui tutta la scarna plafoniera è muta.
A Tolar Grande i ns. amici argentini hanno contattato gli operai che "turnano" sulla piccola centrale termica e, al motto argentino di "nulla si sostituisce, tutto si ripara", nottetempo hanno: saldato marmitta e supporto serbatoio, fissato il porta bagaglio.
Questi interventi minimi mi hanno permesso di proseguire per la tappa di 240 km. Peccato che 3 di noi ieri sono caduti (ecco il motivo del titolo!) ma chi ha avuto la peggio è stata la mia Poderosa. Nessun danno agli umani nonostante il volo (letterale) del sottoscritto. In foto il luogo della caduta. Sostituito (grazie a Mauricio e Gonzalo) la leva del freno, ma con cupolino, cruscotto e secondo indicatore di direzione (ora posso girare solo a sinistra....) totalmente andati, mi sono rimesso in moto non prima, però, di aver recuperato tutti i pezzi secondo il motto di cui sopra. Alla fine, come direbbe Salvo il mio amico siciliano, arrivammo alla meta ma oramai con buio completo.
NB: oggi anche il quarto di noi è caduto senza alcun danno alla persona. Chi è l'unico, prudentissimo, non ancora caduto? Si accettano scommesse
Franco
"Ripio assassino" perché già si è impegnati a condurre la moto su uno sterrato impegnativo e, come se non bastasse, ogni tanto e senza preavviso se non la terra che ha un'altra sfumatura di colore, ecco che ti trovi un terreno di sabbia impalpabile che può essere variamente lungo. A questo punto è da evitare assolutamente di frenare (caduta assicurata) ma occorre accelerare cercando, per quanto possibile, di alleggerire la ruota anteriore per navigare sopra l'infida sabbia.
Ovvio che ci si concentra poco sul paesaggio e molto sulla striscia di terra calpestata ove far transitare la moto. Inoltre un tragitto così lungo di sterrato ci obbliga e ridurre le fermate per arrivare alla meta con la luce.
A parte questo: favolosi paesaggi desertici, solitari lama, vigogne e guanacos nei punti più alti ed inospitali. Pochi residenti ruscelli ed alcuni oltretutto ghiacciati suo bordi. Sole fortunatamente per tutto il tempo. Silenzi e vento. In prevalenza ci accompagna il "tum tum" delle nostre monocilindriche.
Già il giorno precedente avevamo realizzato che le Poderose stanno cedendo. Non tanto per il motore, che si sta rivelando eccellente, quanto per carrozzeria ed i supporti. La mia è messa forse peggio di tutte: una marmitta è quasi andata, si è rotto un supporto del porta bagagli e quello del serbatoio extra large, ho perso un indicatore di direzione, il cruscotto e totalmente fuori sede e per questo si è staccato il cavo del contachilometri per cui tutta la scarna plafoniera è muta.
A Tolar Grande i ns. amici argentini hanno contattato gli operai che "turnano" sulla piccola centrale termica e, al motto argentino di "nulla si sostituisce, tutto si ripara", nottetempo hanno: saldato marmitta e supporto serbatoio, fissato il porta bagaglio.
Questi interventi minimi mi hanno permesso di proseguire per la tappa di 240 km. Peccato che 3 di noi ieri sono caduti (ecco il motivo del titolo!) ma chi ha avuto la peggio è stata la mia Poderosa. Nessun danno agli umani nonostante il volo (letterale) del sottoscritto. In foto il luogo della caduta. Sostituito (grazie a Mauricio e Gonzalo) la leva del freno, ma con cupolino, cruscotto e secondo indicatore di direzione (ora posso girare solo a sinistra....) totalmente andati, mi sono rimesso in moto non prima, però, di aver recuperato tutti i pezzi secondo il motto di cui sopra. Alla fine, come direbbe Salvo il mio amico siciliano, arrivammo alla meta ma oramai con buio completo.
NB: oggi anche il quarto di noi è caduto senza alcun danno alla persona. Chi è l'unico, prudentissimo, non ancora caduto? Si accettano scommesse
Franco
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