mercoledì 9 maggio 2018

Alla fine sono partito

Alla fine sono partito ed eccomi qua, stracarico di bagaglio dovuto al volume che pezzi di ricambio della moto e farmacia occupano nella mitica Touratech gialla, che mi hanno obbligato a un bagaglio a mano più lo zaino: gestisco il tutto abbastanza bene con le spalle imbragate negli anelli che porto ancora dopo la recente frattura di clavicola, check-in e si va, da qui non si torna indietro.

L'aereo è strapieno ma per fortuna al check-in si sono commossi e mi hanno dato un posto di corridoio con poltrone libere a fianco in fondo alla cabina per cui posso muovermi liberamente e sto abbastanza comodo, anzi riesco anche a sdraiarmi un po'. Sbarchiamo a Buenos Aires verso le cinque del mattino, la coincidenza per Salta è alle 6.40, non dovrei avere problemi, ma non ho fatto i conti con la coda passaporti e quella al controllo doganale. Salto gran parte della prima dicendo a tutti che perdo la coincidenza, mi precipito a prendere un carrello e vado al nastro bagagli, devo ritirare la Touratech e reimbarcarla al check in per Salta perché la porta doganale è solo in Buenos Aires. La borsa arriva dopo 45 minuti, ormai ho l'intestino annodato, lo stomaco in fiamme, la diarrea incombente ma agguanto l'agognato bene, lo sistemo sul carrello e vado al controllo doganale. Sono le 6, scavalco la coda con pochissime proteste, arrivo al primo controllo e spiego che ho la coincidenza, vengo indirizzato a uno dei corridoi, riesco finalmente a far passare le mie tre borse nel detector, le recupero e parto come un razzo con il mio carrello stracarico, il doganiere non accenna a fermarmi e io me la squaglio. Esco dal terminal A e corro come Zatopek verso il C, dove spero ci sia il check in per Salta. Sono stravestito perché ho addosso, oltre gli indumenti da viaggio, anche la giacca da moto che non è entrata nel bagaglio. Corro come un forsennato, non ci sono cartelli, ricordo vagamente dove è il terminal C ma, ovviamente il percorso è cambiato e devo tonare indietro. Trovo il tunnel che è indicato malamente e finalmente arrivo all'agognata meta. Al check in salto la fila come al solito, mollo il borsone e volo verso l'imbarco, mentre la hostess mi grida di sbrigarmi perché stanno chiudendo il volo: evidentemente ai suoi occhi devo apparire come un compassato lord inglese. Ovviamente c'è un nuovo controllo di sicurezza, dove mi spoglio di nuovo, faccio passare le mie due borse, la giacca e il gilet con dentro il cellulare , no non va bene, mi devo togliere le scarpe. Ma ti rendi conto, vengo da Roma con un volo intercontinentale e adesso per andare a Salta mi devo togliere le scarpe! Obbedisco passo il controllo e suono: el cinturon? Mi fa l'addetto. Sono allo stremo, sono le 6,30, sono sudato da strizzare e devo avere una faccia sconvolta. Mi palpa un po' e mi lascia andare. Raccolgo ancora una volta le mie due borse, il gilet, la giacca, mi rimetto le scarpe e corro finalmente verso il gate e... non ho fatto i conti con i ritmi degli Argentini!

Ci sono alcune persone in coda, le hostess stanno chiacchierando serenamente, l'unico ad essere preoccupato sembro io. A questo punto sono letteralmente grondante, devo avere lo sguardo di James Bond che ha disinnescato la bomba 4 secondi prima della deflagrazione, i capelli bagnati, le scarpe slacciate, il gilet penzoloni, la giacca sulle spalle che mi cade da tutte le parti. Respiro profondo, mi metto in coda e, come per miracolo, all'alba delle 6,40, ora di effettivo decollo, arriva serafico l'equipaggio, tutti eleganti e sbarbati di fresco, passano il controllo, prendono il pulmino e vanno a imbarcarsi, tra un sorriso e un saluto.

Un miraggio.
Dino
 

 

2 commenti:

  1. Vai Dino, sei il migliore! Ci aspettano tanti lomo insieme!!

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  2. Grande Dino! Ci voleva la foto del tuo arrivo al check-in... dalla descrizione non dovevi essere messo benissimo! Eh eh :)

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