Una pioggia improvvisa nel tramonto di Chiloe' spinge le nostre moto a Tenaun, un minuscolo aggregato di case in una splendida baia. Anche in questo piccolo villaggio c'è una chiesa di legno, grande e bellissima, in riva al mare, di colore blu con un alto campanile con la punta bianca che svetta nel cielo, testimonianza di fede ma forse anche punto di riferimento per i marinai al largo. Troviamo alloggio in una casa dove la signora Mirella ci apparecchia la cena insieme ad altri commensali.
I Chiloti, sono bruschi ma cortesi, non ostentano le loro emozioni, sono seri e taciturni. Dei primi abitatori dell'isola, conservano la pelle scura e gli occhi a mandorla assieme alla passione per il mare e per la loro terra.
Leandro è piccolo di statura, con barba baffi e lunghi capelli striati di bianco e di grigio. Ha gli occhi vivaci e intelligenti, che si velano di tristezza quando sente che siamo italiani. Anche sua moglie è italiana, si erano incontrati sull'isola, molti anni fa, e si erano subito innamorati. Lei è una giornalista, lui è un antropologo legato alla sua terra in modo viscerale, è la sua vera grande passione e ad essa ha dedicato tutto se stesso, studiando, scrivendo, girando documentari per la televisione di stato. E' nato qui, a Tenaun, dove possiede una casa che abita parte dell'anno e dove torna ogni volta che può. La moglie non ha resistito alla vita sull'isola e alla sua passione totalizzante e qualche anno dopo il matrimonio è fuggita a Milano con una figlia che lui non vede da dieci anni. Ha voglia di raccontare e di raccontarsi, Leandro, ma la discrezione e la ritrosia propria di questa terra lo frenano, esita, non si apre. Qualche bicchiere di Carmenere, i cuori si scaldano, lo spagnolo e l'italiano cominciano a fondersi e Leandro racconta la grande passione per Chiloe ', la sua isola, la sua terra, la sua vita.
In origine l'isola era abitata da chonos, huilliches e cuncos cacciatori-raccoglitori i primi, agricoltori e allevatori gli altri quasi un esempio di passaggio antropologico tra i due modelli principali di alimentazione nell'antichità.
A metà del 1550 arrivarono gli Spagnoli forti della bolla Inter Coetera con la quale Alessandro VI Borgia, appena assurto al seggio pontificio, assegnava ai suoi connazionali tutte le terre conquistabili nei nuovi territori a occidente del meridiano passante 100 leghe a ovest delle isole di Cabo Verde , lasciando al Portogallo tutte quelle a est. La bolla fu ratificata dal trattato di Tordesillas del 1494 che spostava solo leggermente verso ovest quella che fu definita "la raya", la linea che divideva l'oceano dall'artico all'antartico in due sfere di influenza, Castigliana e portoghese, lasciando fuori le altre potenze navali dell'epoca quali l'Inghilterra, i Paesi Bassi, la Francia, alle quali non rimaneva che la pirateria.
Chiloe' fu scoperta nel 1540 e vent'anni dopo ebbe inizio la presa di possesso da parte della corona spagnola che si realizzò con la fondazione della città di Castro. L'isola fu battezzata Nuova Galizia in omaggio alle sue coste frastagliate che ricordavano quelle della regione spagnola e alla prevalenza di Gallegos che colonizzarono l'isola.
Questo nome fu successivamente sostituito dalla originaria voce huilliche "Chiloé", "luogo di chelles", i gabbiani con la testa nera.
La vita di Chiloe' è legata all'agricoltura, alla pastorizia, alla pesca e alla cultura del legno.
Gli raccontiamo delle chiese che abbiamo visto e Leandro ci porta nel XVII secolo, quando arrivarono i Gesuiti ad evangelizzare le comunità delle isole con le "missioni circolari" che portavano i sacerdoti a percorrere oltre 4000 km a piedi in sei mesi.
Oltre che dalla Spagna arrivarono frati dalla Baviera, dall'Ungheria e dalla Transilvania che diedero impulso alla costruzione di chiese più solide delle precedenti, poco più che capanne dai tetti di paglia.
Approntarono quindi dei progetti, ispirati alle chiese dei loro paesi, mentre i carpentieri locali contribuirono con la mano d'opera, il legno e le tecniche legate alla costruzione delle navi, arte in cui erano maestri. Leandro ci spiega che le chiese di legno sono la vera testimonianza della fede e dello sviluppo sociale e culturale dell'arcipelago essendo state edificate attraverso la "minga", la partecipazione gratuita delle comunità.
Con l'abrogazione della Compagnia del Gesu' i Gesuiti furono espulsi da tutti i paesi d'Europa e nel 1776 anche da Chiloe': l'opera missionaria rimase ai francescani, e la costruzione dei templi continuò secondo i modelli iniziali consolidando quell'espressione di cultura meticcia risultante dalla fusione della tradizione religiosa europea con le abilità artigianali delle popolazioni native dell'arcipelago.
-E la storia recente?- gli chiediamo?
Gli occhi di Leandro brillano di gioia mentre parla della sua terra, un sorso di vino e riparte.
Ancud fu l'ultima roccaforte spagnola ad essere evacuata in tutto il Sudamerica, e Chiloe' fu annessa al Cile solo nel 1826, 8 anni dopo l'indipendenza e le fallite campagne del 1820 e 1824 dei libertadores Simon Bolivar e José de San Martin, quest'ultimo sostenuto dalla flotta dell'avventuriero inglese Thomas Cochrane.
Nel XIX secolo l'isola fu dapprima un' importante base d'appoggio per le baleniere straniere, che alimentarono miti e leggende vivi a tutt'oggi, per diventare poi il principale produttore di traversine per ferrovie in tutto il continente. Nacquero Quellón, Dalcahue, Chonchi, Quemchi e solo negli ultimi anni dell'800 si cominciò ad assegnare terre a coloni europei e alle grandi industrie di produzione.
Alla fine del XX secolo, Chiloé aderì al modello imposto in tutto il Cile e sperimentò cambiamenti nei suoi sistemi di vita. Le nuove imprese, come l'allevamento dei salmoni in acquacoltura, hanno apportato benefici economici alla popolazione, ma anche gravi problemi legati all'alterazione dell'ecosistema e all'inquinamento delle acque.
L'oceano è la vera frontiera dell'isola ed è considerato non un ostacolo ma una vera e propria strada che conduce nel mondo. La grande considerazione nella quale viene tenuto il mare aiuta a capire l'origine di tanti miti affascinanti.
Ora lo sguardo di Leandro si è fatto sognante, la sua grande passione per questa terra lo porta a salti di tempo e di spazio, è un torrente in piena e racconta con gli occhi, le mani e le parole, di miti e leggende che aleggiano nelle pieghe più nascoste dell'isola.
Racconta di Chaleuche, una nave fantasma carica d'oro e di spettri che appare al lago della Costa Brava, a occidente, nelle mattine di nebbia, preceduta dal volo dell'Albatro.
Al largo di quelle coste vige ancora il regno incontrastato di Moby Dick, entrata nella leggenda e nell'immaginario di generazioni di pescatori e balenieri, oggetto dell'odio assoluto che scorreva nelle vene del Capitano Achab; qualcuno ancora afferma di averla avvistata, bianca e terribile, con ancora gli arpioni sul dorso.
Sulle spiagge di notte puoi incontrare Pincoya, la dea marina dispensatrice di cibo è benessere che dona pesci e crostacei al popolo Chilota, ma anche Trauco, un terribile satiro che insidia le giovani donne che non frequentano le funzioni religiose con assiduità.
Le streghe sono tra noi, sono innominabili, si radunano nelle caverne per celebrare i sabba e poi si mescolano alla gente per le strade. L'unico modo per tenerle lontano è di appendere un paio di forbici aperte sulla porta di casa e mettere due aghi incrociati sul cuscino di una sedia; le streghe non esistono, si sa, ma molti Chiloti le forbici le appendono eccome!
Nel villaggio di Cucao, sulla Costa Brava, immerso nella nebbia e battuto dai venti e dalle tempeste del pacifico, tra le varie leggende che si raccontano la sera davanti a un bicchiere, ricorre quella del Traghettatore, che come "Caron dimonio dagli occhi di bragia", trasporta le anime dei morti al di là del canale, per affidarle all'Oceano, la strada dell'acqua, ancora la strada, il grande mito che porta ovunque, anche all'altro mondo.
E' notte fonda, la figlia della padrona di casa sparecchia la nostra tavola e' ora di andare. Leandro la guarda e:
-Vedi questa ragazza? Ha vent'anni, la stessa età di mia figlia, erano grandi amiche. Chissà come e', lei, adesso?.
Dino
Nota dell'Autore: nella stesura di questo capitolo mi sono ispirato a un testo di Giuseppe Pompili, pubblicato nel 1998 dal titolo:
Chiloé
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