venerdì 10 febbraio 2017

La casa di Horacio

Arriviamo a Lago Pousadas, un piccolo paesino nelle vicinanze dell'omonimo lago, sulla strada per raggiungere e attraversare Paso  Roballos, diretti in Cile e alla Carretera Austral.
Ci hanno consigliato un Hostel che si chiama Rio Tarde: un ragazzino con il motorino ci scorta fino a un grande fabbricato di due piani che si sviluppa in larghezza, con un fronte ampio e due corpi laterali collegati da uno centrale.
E' una casa abbastanza inusuale per questo contesto, ma ha un disegno originale, quasi fosse una vecchia casa patagonica, pur essendo di recentissima costruzione. I materiali sono studiati con accuratezza, le rifiniture molto belle, l'arredo è semplice ma non banale.
Il padrone di casa ci accoglie sulla porta, ci fa entrare e ci mostra la casa. La prima impressione è di grande luminosità e pulizia, poi notiamo gli scivoli e l'escalatore da invalidi, ma non osiamo fare domande. Concordiamo l'affitto di una stanza, doccia e aperitivo al primo piano dove ci attende una gradita sorpresa: tutta la superficie della casa è occupata da un enorme salone con grandi finestre che lo rendono luminosissimo, dove convivono vari ambienti nei quali si diffonde un adagio mozartiano. La cucina aperta è al centro, in un angolo tra due enormi finestre c'è una zona conversazione con due grandi divani, poi alcuni tavoli apparecchiati, un tecnigrafo, una grande scrivania con PC e impianto stereo, ai muri paesaggi patagonici in bianco e nero e la foto di una ragazza su una sedia a rotelle con un sorriso dolcissimo. Due giovani ci servono la cena, sono entrambi figli di Horacio, vivono nella casa solo per una parte dell'anno, uno è architetto e si occupa di fotografia, l'altro è musicista compositore. Ci servono una buonissima cena alla fine della quale Horacio si unisce a noi per un bicchiere di vino.
E' architetto, parla un buon italiano che gli viene dal nonno paterno arrivato in Argentina agli inizi del '900. Ha lavorato molto Horacio, in tutto il Paese, ideando e realizzando tante opere, anche grandi, complessi residenziali, ville, supermercati... E' un appassionato dei grandi architetti italiani del passato, adora il Palladio, è stato in Italia tanti anni fa e ha visitato tutte le ville venete, delle quali serba un ricordo vivissimo. 
Gli raccontiamo di noi, del nostro viaggio, di cosa facciamo nella vita. Quando sente che sono medico, lo sguardo si fa triste. Indica la foto sul muro: la fanciulla dal sorriso dolce sulla sedia a rotelle era sua figlia Graciela, che ora non c'è più. Era una ragazza meravigliosa, si era laureata in medicina e aveva cominciato a lavorare là, a lago Pousadas, dove non voleva esercitare nessuno, come medico di famiglia e pediatra. Si era innamorata di quei luoghi magici, del lago separato dall'istmo che divide le acque calme di color verde smeraldo da quelle mosse di color blu intenso con grandi baffi bianchi, dell'arco di pietra e dell'atmosfera magica di quella terra sferzata dal vento; e quella piccola comunità di persone semplici e schive ne aveva avvertito la passione, l'altruismo, la dedizione, la dolcezza, e l'aveva accettata a braccia aperte. 
Graciela si era stabilita là e tutta la famiglia partiva, chi da Ushuaia, chi da Buenos Aires, per riunirsi a Natale proprio lì a lago Pousadas, in quel posto magico.
Un triste giorno Graciela cominciò a vedere delle strane sfere di luce che attraversavano il suo campo visivo e ad avvertire uno strano formicolio alle gambe. L'andatura gradatamente diventò incerta, spesso doveva aggrapparsi per non cadere, la situazione peggiorava rapidamente e in pochi mesi fu costretta alle stampelle prima, alla sedia a rotelle subito dopo.
Graciela non si arrese, continuò a vivere la sua vita e non volle rinunciare al suo lavoro e ai suoi pazienti, rimanendo lì a combattere la sua battaglia contro quel male misterioso e inesorabile chiamato sclerosi multipla. 
Quando comprese la gravità della malattia di Graciela, Horacio, chiamò a raccolta tutta la famiglia, la moglie Marta e i due figli maschi e raccontò loro il suo progetto. Voleva costruire una casa a misura di sua figlia, dove lei potesse continuare a vivere la vita che si era scelta e voleva che quella diventasse la casa di tutti loro. Liquidò  tutte le sue attività e si dedicò anima e corpo alla realizzazione di quell'idea. Comprò il terreno, disegnò il progetto, studiò i materiali, strettamente legati a quella terra che sua figlia amava tanto e realizzò l'opera della sua vita, il suo capolavoro, la sua villa palladiana nel cuore della Patagonia. La casa era stata ideata per consentire a Graciela di continuare a ricevere i suoi pazienti ma allo stesso tempo per ospitare i vari membri della famiglia. Il grande salone del primo piano sarebbe stato lo spazio comune nel quale tutti si sarebbero ritrovati per coltivare le proprie passioni, la musica, la lettura, l'arte, la fotografia. 
Il progetto funzionò e rese felice Graciela per gli ultimi anni della sua breve vita: la malattia avanzò inesorabile e pochi anni dopo il sorriso dolce si spense.
I figli si trasferirono richiamati dalle loro attività e Horacio rimase lì, insieme alla moglie, con un grande desiderio di condivisione di quell'opera di cui andava tanto fiero. Trasformò parte della casa in un Hostel che col tempo divenne assai richiesto da quanti volevano scoprire le meraviglie del vicino lago e aprì le porte a tutte le iniziative culturali della piccola comunità. 
Ogni settimana a Lago Pousadas ci sono i pomeriggi musicali intitolati a Graciela e il salone della casa di Horacio si riempie di gente che viene ad ascoltare la musica e chiunque voglia esibirsi.

Dino






















4 commenti: