Il vento in Patagonia è una forza della natura, la quintessenza di questa terra affascinante, feroce e inospitale.
Quando soffia al traverso sul nastro d'asfalto infinito che hai davanti alla ruota è come se ponesse due grandi mani sul fianco della motocicletta nel tentativo di spingerti fuori strada, obbligandoti a procedere inclinato, facendo forza con le mani sul manubrio e con i piedi sui predellini. Si procede a fatica, al centro della strada, con tutti i muscoli in tensione, resistendo alla forza di spinta laterale e agli schiaffi delle raffiche che arrivano a intervalli e che tentano in tutti i modi di farti perdere l'equilibrio o di farti precipitare disastrosamente sul brecciolino che fiancheggia l'asfalto.
Quando soffia di bolina oltre che costringerti a viaggiare inclinato, mette a dura prova i motori già sottoposti a notevoli sforzi: il Dominator ha una coppia molto bassa che consente di usare marce alte a bassi regimi senza dover scalare, è sufficiente dare gradatamente gas e la moto riprende subito velocità. Con il vento contro aumentano terribilmente le resistenze e il motore quasi non riesce a spingere la moto, già carica del peso del pilota e del bagaglio. E' come se dovesse affrontare una salita talmente ripida da richiedere i rapporti più bassi. Sei costretto quindi a scalare le marce e a tenere alti regimi per periodi molto lunghi, con conseguente sovraccarico del motore. L'unica alternativa è sfruttare la forza dell'abbrivio, che vuol dire portare il motore ad un alto regime di giri, mettere la quinta marcia e dare gas continuamente cercando di mantenere una velocità costante sfruttando anche la forza d'inerzia fino all'ultima goccia. In poche parole vuol dire aumentare la velocità e tenerla costantemente alta, con tutti i rischi che questo comporta in una situazione come quella appena descritta. E' un vero braccio di ferro tra te e il vento, con lui che cerca di impedirti di procedere e la moto che corre sempre più forte sbandata di lato, in un duello che sembra non aver mai fine. Non ti dà punti di riferimento, El Viento, non c'è alberi o erba alta che ti indichino in anticipo da che direzione soffierà alla prossima curva, ma solo cespugli bassi che si muovono meno dei riccioli di Angela Davis quando aveva vent'anni. Non molla, El Viento, anzi, ricorre a tutti gli espedienti a sua disposizione, ti tende delle trappole: improvvisamente cala di intensità, la moto si raddrizza e tu ti rilassi, affronti la prossima curva e... sbam, arriva lo schiaffo secco della raffica, a cercare ancora una volta di vincere la tua caparbietà, di piegare la tua volontà, di costringerti a fermarti o a sbatterti fuori strada.
No non ce la fa, El Viento, a fermarci, ma non si arrende, continua a spingerci perché sa che tra qualche chilometro scenderà in campo il suo miglior alleato, El Ripio.
Se è difficile rimanere in sella con la superficie liscia del nastro d'asfalto, farlo sul ripio è veramente un'impresa. La guida sul ripio si basa sul cercare di mantenere una velocità costante con la marcia più alta che il fondo stradale e il tuo coraggio ti consentono, mantenendo una riserva di accelerazione e di potenza alla ruota quando la moto comincia a sbandare.
Con il vento a 70 km orari tutto questo diventa molto difficile: sotto la spinta perdi i tracks di terra battuta e non hai la possibilità di scegliere le traiettorie, le raffiche ti obbligano a cambiare continuamente direzione costringendoti ai percorsi più pericolosi, infilando la moto in montagne di brecciolino che fanno intraversare la ruota davanti e ti costringono a sbandierare pericolosamente per lunghi tratti, con la reale possibilità di perdere il controllo del mezzo appesantito dal bagaglio in una caduta rovinosa. Devi tenere duro, sei tu contro di loro, El Viento e El Ripio, devi dimostrare di essere alla loro altezza, di poterli battere, senza timore, devi fargliela vedere e devi uscirne vincitore, oggi.
Domani è un altro giorno, si ricomincia.
E speriamo che domani non ci sua vento!!
RispondiEliminaMi fa piacere vedere foto di milioni ogni tanto. I miei dodici a-mici salutano i loro colleghi di oltre oceano
RispondiEliminaMicioni, chiaramente
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