La vestizione del mattino non è semplice tra pantaloni e giacche, maglie, casacche e giubbetti, calze e scarponcini, sempre i più complicati da infilare, stretti e rigidi come sono. Poi l'assemblaggio del bagaglio, la fase uno in camera per richiudere le borse stracolme di abiti ed equipaggiamento con clips auto bloccanti e con le cinghie, la fase due per fissarle alla moto con altre cinghie passanti da assicurare al telaio: insomma, un lavoro quotidiano che si sopporta solo perché ci consente un'altra giornata di libertà e perché fino alla sera non dovremmo più metterci mano...
Si parte finalmente, ma dopo poco l'aria si rabbuia, non mantiene le promesse, il cielo azzurro con stracci di nuvole sparse del mattino viene via via sostituito da ombre scure che vanno confluendo sempre più minacciose.
Quando piove tutto cambia. Sulla strada in moto bisogna anche essere ottimisti, si resiste per un pò sbagliando perché nel frattempo il tempo peggiora, la moto lanciata sul nastro d'asfalto va incontro al nero delle nuvole basse e alla fine siamo costretti a fermarci: non siamo noi a decidere, è la pioggia che ci obbliga.
Naturalmente ci fermiamo dove possibile, in aperta campagna senza riparo e senza appoggi, con l'erba già bagnata sotto i piedi. Dove sarà la tuta da pioggia? In una delle borse laterali naturalmente, peccato che siano state imbragate con le cinghie e che per arrivare ad aprirle sia necessario praticamente tirar giù anche il borsone messo di traverso. Smoccolando in silenzio eseguo tutte le manovre e naturalmente apro la borsa di destra, peccato che la tuta sia in quella di sinistra! Entro finalmente in possesso della tuta da pioggia, la svolgo, infilo il piede e... lo scarponcino non passa, bisogna ricominciare tutto da capo. Ma la gamba della tuta non è aperta sotto? No, non è aperta, bisogna togliere lo scarponcino. Lo smoccolamento ha raggiunto livelli siderali, ma non siamo ancora all'acme. Mi tolgo gli scarponcini e indosso la tuta: questa si blocca a metà schiena perché naturalmente non l'ho presa larga a sufficienza quindi mi calza giusta in ossequio al senso estetico che ha sempre influenzato le mie scelte scellerate e per farla risalire sulla giacca da moto a tre strati con protezioni a spalle e gomiti ci vorrebbe un esercito di valletti. Naturalmente continua a piovere sulle tamerici salmastre e sui nostri volti silvani mentre con l'aiuto di uno dei miei compagni sono finalmente riuscito a calzare quella specie di tuta da astronauta. Ora ingolfato come un omino Michelin (maglietta, sweater, giubbetto, giacca a tre strati e tuta da pioggia) devo rimettermi gli scarponcini, impresa che richiede almeno quindici minuti ogni mattina in albergo e in condizioni ideali: inutile dire che si sono bagnati i calzettoni sulla pianta per cui non scivolano e l'impresa mi getta nella più profonda disperazione. Sono tutto sudato dentro e bagnato fuori, sempre sotto la pioggia battente, ma finalmente risalgo a fatica sulla moto come un novello Armstrong che mette il piede sulla luna, mentre i miei compagni sono già pronti a cavallo con il motore al minimo e mi guardano in trepida attesa.
Ci sono, ho indossato la tuta, rimesso gli scarponcini, richiuse le borse, fissato il bagaglio, strette le cinghie, calzato il casco... i guanti, prendo quelli più pesanti, i Dainese imbottiti mai messi prima e... con le mani bagnate non calzano nemmeno a cannonate. Riesco a fatica a infilarne uno ma con la mano in quella specie di guantone da boxe l'impresa di calzare l'altro con il duplice strato felpato all'interno non è nemmeno paragonabile a quello che fa Tom Cruise nei suoi Mission Impossible. Siamo sempre su un prato in mezzo al nulla sotto la pioggia, i miei compagni mi osservano a dir poco con una leggera impazienza...
-Andate pure, vi raggiungo - dico rassicurante.
-Ma non metti le ghette antipioggia?
-Ma no figurati, tanto gli scarponcini sono impermeabili.
Certo che lo sono, infatti l'acqua che scivola lungo la tuta cola direttamente dentro gli scarponcini che, essendo non impermeabili ma assolutamente impermeabili, non la fanno più uscire lasciandomi con i piedi a mollo fino a che non decido, alla prima stazione di servizio, di ricominciare tutto da capo, smontando di nuovo la borsa e svestendomi completamente nell'area di servizio.
E' bella la pioggia: è una benedizione per la pampa che l'aspetta con ansia, per i campesinos che all'alba scrutano il cielo ansiosi di dar da bere alla terra.
E' bella la pioggia, a volte.
Dino
Abbiamo riso fino alle lacrime! E così oltre alla vena poetica scopriamo che hai anche quella umoristica.
RispondiEliminaPeccato per la vena organizzativa quasi del tutto prosciugata 😁😁😁😅😅😅
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