Camminiamo lungo i pontili del porto turistico di Ushuaia, anzi il pontile che abbiamo imboccato reca la pretenziosa insegna di Ushuaia Yachting Club. Ci sono soltanto tre o quattro barche tutte ormeggiate di fianco, per maggiore sicurezza in caso di vento, tanto lo spazio non è un problema .
Passiamo davanti a una bella barca di 42 piedi, dall'apparenza larga e comoda, con l'aria un po' retro'.
Nel pozzetto c'è lui: fisico asciutto, robusto, non molto alto, spalle larghe sotto la felpa, una faccia di cuoio vecchio piena di rughe scavate dal sole, dal sale e dal vento, i capelli bianchi tagliati corti, gli occhi grigi, due fessure che ti scrutano e sembrano volerti leggere dentro, quando ti guardano. Perché non ti guardano subito, all'inizio non ti considerano, sta parlando in italiano con due ragazzi di Padova, di crociere e di mari, di ghiacciai e di icebergs, noi ci siamo avvicinati e lui non ha fatto una piega, non ci siamo, non esistiamo, in quel momento ci sono soltanto i suoi interlocutori di oggi, possibili clienti di domani. Dopo un po' entriamo nella conversazione, approfitto della mia calata romanesca che lui riconosce immediatamente' "io so' de Fiumicino, no?'
Ci invita a salire a bordo per visitare la barca che all'interno si rivela molto comoda, con tre belle cabine e un'ampia dinette nella quale ci fa sedere per una birra. Ora parla, Antonio, non si ferma più è un fiume in piena, non ti da il tempo di interloquire, racconta, ha voglia di raccontare se stesso, la sua vita, le sue esperienze.
Il padre era un bracciante emigrato a Roma da Matera nei primi anni '50. Si erano stabiliti nella borgata Casalotti dove, come accadeva spesso in quell'epoca, nel corso degli anni avevano costruito una casa abusiva come abusive erano la gran parte delle altre case, in attesa di un piano regolatore che non arrivava mai,
Finite le medie Antonio fa qualche lavoretto per aiutare la famiglia, ma sopratutto scopre due cose: una grande predisposizione per la pittura e la ventata di libertà che arriva da Londra sulle ali della musica dei Beatles e dei Rolling Stones a metà degli anni sessanta.
Comincia a frequentare la scalinata di Piazza di Spagna, entra a far parte di quella comunità che professa libertà di costumi e pace nel mondo, parte per Amsterdam in autostop dove continua a dipingere e si mantiene con lavori saltuari. Ogni tanto torna a Roma dove la mamma continua a guardarlo con aria interrogativa mentre il padre, anche lui con una bella vena pittorica, non riesce a biasimarlo per la vita che si è scelto, forse perché è quella che egli stesso avrebbe voluto fare.
Passano gli anni, continua a coltivare la sua bohème, gira il mondo dipingendo in uno stile che mescola astratto e figurativo, vive di passioni e la pittura è in quella fase della vita la sua unica passione. Per mantenersi fa mille lavori, esegue perfino copie d'autore su commissione, Gaiguin, De Chirico, Modigliani, che ci mostra sul PC e che sembrano effettivamente molto ben riuscite. Nel suo inquieto girovagare si ritrova in Indonesia dove si innamora di una ragazza francese, con la quale vive una grande storia d'amore che cambierà per sempre la sua vita, perché lei vive su una barca a vela.
Antonio non ha mai messo piede su una tolda, ma piano piano una nuova passione si insinua e cresce dentro di lui fino a diventare assoluta: la barca e il mare diventano la sua vita, il suo unico interesse. Studia, prende brevetti e licenze, impara tutto quello che c'è da sapere sulla nautica da diporto e sulla navigazione a vela, parla con i marinai in tutti i porti che toccano, beve avidamente le storie affascinanti che tutti i naviganti hanno sempre da raccontare e lentamente nella sua mente matura un'idea, che diventa una vera ossessione: Capo Horn, la metà assoluta, il punto di arrivo di ogni velista.
La storia con la francese finisce, torna in Italia e acquista in società con due amici una barca d'alluminio di 12 metri. I tre lavorano duro e la armano con vele nuove, ristrutturando tutti gli interni.
Pronti, si parte, una società di noleggio procura loro degli ingaggi per brevi periodi, con i quali sbarcano il lunario, attraversano il mediterraneo, passano lo stretto di Gibilterra e fanno rotta verso il sud America bordeggiando lungo la costa atlantica, fino alle Malvinas, poi il canale di Beagle e infine Ushuaia, con i suoi monti che si specchiano nel mare.
Il tempo di documentarsi su rotte e mappe e finalmente... Capo Horn! L'impressione è grande, le emozioni profonde. Non è che uno scoglio, è un'isola piatta come un tavolato, che si alza da un lato in una specie di montagna ricoperta di erba gialla. È un luogo assolutamente inospitale con venti fino a 200 km all'ora e tassi di umidità tra il 70 e il 90%, temperature appena vivibili in estate, glaciali in inverno, l'acqua del mare a due gradi tutto l'anno.
Gli occhi di Antonio brillano mentre racconta la sua navigazione nel canale di Drake, delle altre tante occasioni in cui è tornato a Capo Horn, di quella volta che è riuscito anche a scendere a terra, di quando ha conosciuto il guardiano del faro, un uomo dalla faccia larga e sorridente scolpita dal vento patagonico che soffia senza posa.
Anche Ushuaia gli è entrata nel cuore, non riesce più a immaginarsi in un altro posto, senza il colore di quel mare, le montagne, i ghiacciai, l'aria sottile, i profumi della natura.
Nel frattempo gli amici se ne sono andati, chi per paura del futuro incerto, chi per una moglie che lo aspettava; lui è rimasto solo, con la sua barca, a Ushuaia.
Non si scoraggia, Antonio, anzi si riorganizza, attrezza di nuovo la barca e riprende a fare i charter, Capo Horn, il canale di Beagle, i ghiacciai, in Antartide due volte...
Il tempo è passato, le barche sono cambiate, ma l'uomo dagli occhi grigi è ancora lì, a Ushuaia, a guardare i monti che si specchiano nel mare.
Che bella persona e ancora una volta che storie incredibili.. e voi un giretto in barca no?
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