Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso.
Luis Sepulveda
Saltare sulla moto per andare incontro a spazi immensi su strade infinite, un'esperienza completamente immersa nel presente, con sensazioni tanto forti da bruciarsi nell'attimo stesso in cui sono vissute.
Ritrovare cose già lette, viste e sentite, archetipi degli anni giovanili, la rottura con il consueto, l'interruzione del quotidiano, il ribaltamento degli schemi, l'essere artefici del proprio destino, la ribellione al cosa si deve nella ricerca del cosa si vuole, dal mito di Ulisse agli eroi minimi di Sulla strada, da Omero a Kerouac scomodando tra i due un sacco di altra gente.
Sogni di uomini adulti, alle soglie della vecchiaia, che non si arrendono allo scorrere del tempo e al declinare delle energie e decidono di lanciarsi in quella dimensione un po' mitica un po' onirica trasmessa dalla cultura degli anni sessanta che ha influenzato e caratterizzato un'intera generazione.
Questo viaggio è tante cose: qualcuno lo ha definito avventuroso, eroico e muscolare, qualcun altro iniziatico o ancora una sfida con se stessi; di fatto è un'esperienza intima ma al tempo stesso largamente condivisa con tanti amici che ci sostengono, ci incoraggiano, sinceramente e sanamente ci invidiano.
E' tante cose questo viaggio: la Patagonia, i suoi spazi immensi, le strade senza fine, i panorami mozzafiato, le montagne, i laghi, i ghiacciai; la Terra del Fuoco, il Finis Terrae e Ushuaia, la città all'estremo limite del mondo, con quel nome dolce come un sussurro, moderno sostituto delle colonne d'Ercole, la meta assoluta; le motociclette, i nostri cavalli d'acciaio, simbiotiche compagne d'avventura che ci fanno sentire e vivere la strada; il vento che ci costringe a guidare inclinati a 60 gradi, resistendo agli schiaffi delle raffiche; il caldo, il freddo, la pioggia, lo sterrato, il fango, sfide quotidiane che ci fanno sentire il sapore della libertà; le persone che incontriamo per strada e sulla strada (c'è solo la strada su cui puoi contare, la strada e' l'unica salvezza, cantava Gaber un po' di anni fa), con le loro storie, i loro vissuti, tutti alla ricerca di qualcosa e tutti legati dal contatto con il vento e con l'asfalto; noi tre, the three italian bikers, come ci hanno soprannominato con un po' di piaggeria alla dogana di Buenos Aires, con caratteri e vite così diverse ma accomunati dal medesimo sogno,
È tante cose questo viaggio, è il susseguirsi di momenti di scoraggiamento con altri di rinnovata fiducia in noi stessi, di timore reverenziale nei confronti di una natura dura e difficile, di profonda stanchezza, di esaltazione davanti alle prove superate, di meraviglia di fronte agli immensi spettacoli offerti da questa terra.
È il Viaggio.
Dino
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