Franco
domenica 29 gennaio 2017
Antonio
Camminiamo lungo i pontili del porto turistico di Ushuaia, anzi il pontile che abbiamo imboccato reca la pretenziosa insegna di Ushuaia Yachting Club. Ci sono soltanto tre o quattro barche tutte ormeggiate di fianco, per maggiore sicurezza in caso di vento, tanto lo spazio non è un problema .
Passiamo davanti a una bella barca di 42 piedi, dall'apparenza larga e comoda, con l'aria un po' retro'.
Nel pozzetto c'è lui: fisico asciutto, robusto, non molto alto, spalle larghe sotto la felpa, una faccia di cuoio vecchio piena di rughe scavate dal sole, dal sale e dal vento, i capelli bianchi tagliati corti, gli occhi grigi, due fessure che ti scrutano e sembrano volerti leggere dentro, quando ti guardano. Perché non ti guardano subito, all'inizio non ti considerano, sta parlando in italiano con due ragazzi di Padova, di crociere e di mari, di ghiacciai e di icebergs, noi ci siamo avvicinati e lui non ha fatto una piega, non ci siamo, non esistiamo, in quel momento ci sono soltanto i suoi interlocutori di oggi, possibili clienti di domani. Dopo un po' entriamo nella conversazione, approfitto della mia calata romanesca che lui riconosce immediatamente' "io so' de Fiumicino, no?'
Ci invita a salire a bordo per visitare la barca che all'interno si rivela molto comoda, con tre belle cabine e un'ampia dinette nella quale ci fa sedere per una birra. Ora parla, Antonio, non si ferma più è un fiume in piena, non ti da il tempo di interloquire, racconta, ha voglia di raccontare se stesso, la sua vita, le sue esperienze.
Il padre era un bracciante emigrato a Roma da Matera nei primi anni '50. Si erano stabiliti nella borgata Casalotti dove, come accadeva spesso in quell'epoca, nel corso degli anni avevano costruito una casa abusiva come abusive erano la gran parte delle altre case, in attesa di un piano regolatore che non arrivava mai,
Finite le medie Antonio fa qualche lavoretto per aiutare la famiglia, ma sopratutto scopre due cose: una grande predisposizione per la pittura e la ventata di libertà che arriva da Londra sulle ali della musica dei Beatles e dei Rolling Stones a metà degli anni sessanta.
Comincia a frequentare la scalinata di Piazza di Spagna, entra a far parte di quella comunità che professa libertà di costumi e pace nel mondo, parte per Amsterdam in autostop dove continua a dipingere e si mantiene con lavori saltuari. Ogni tanto torna a Roma dove la mamma continua a guardarlo con aria interrogativa mentre il padre, anche lui con una bella vena pittorica, non riesce a biasimarlo per la vita che si è scelto, forse perché è quella che egli stesso avrebbe voluto fare.
Passano gli anni, continua a coltivare la sua bohème, gira il mondo dipingendo in uno stile che mescola astratto e figurativo, vive di passioni e la pittura è in quella fase della vita la sua unica passione. Per mantenersi fa mille lavori, esegue perfino copie d'autore su commissione, Gaiguin, De Chirico, Modigliani, che ci mostra sul PC e che sembrano effettivamente molto ben riuscite. Nel suo inquieto girovagare si ritrova in Indonesia dove si innamora di una ragazza francese, con la quale vive una grande storia d'amore che cambierà per sempre la sua vita, perché lei vive su una barca a vela.
Antonio non ha mai messo piede su una tolda, ma piano piano una nuova passione si insinua e cresce dentro di lui fino a diventare assoluta: la barca e il mare diventano la sua vita, il suo unico interesse. Studia, prende brevetti e licenze, impara tutto quello che c'è da sapere sulla nautica da diporto e sulla navigazione a vela, parla con i marinai in tutti i porti che toccano, beve avidamente le storie affascinanti che tutti i naviganti hanno sempre da raccontare e lentamente nella sua mente matura un'idea, che diventa una vera ossessione: Capo Horn, la metà assoluta, il punto di arrivo di ogni velista.
La storia con la francese finisce, torna in Italia e acquista in società con due amici una barca d'alluminio di 12 metri. I tre lavorano duro e la armano con vele nuove, ristrutturando tutti gli interni.
Pronti, si parte, una società di noleggio procura loro degli ingaggi per brevi periodi, con i quali sbarcano il lunario, attraversano il mediterraneo, passano lo stretto di Gibilterra e fanno rotta verso il sud America bordeggiando lungo la costa atlantica, fino alle Malvinas, poi il canale di Beagle e infine Ushuaia, con i suoi monti che si specchiano nel mare.
Il tempo di documentarsi su rotte e mappe e finalmente... Capo Horn! L'impressione è grande, le emozioni profonde. Non è che uno scoglio, è un'isola piatta come un tavolato, che si alza da un lato in una specie di montagna ricoperta di erba gialla. È un luogo assolutamente inospitale con venti fino a 200 km all'ora e tassi di umidità tra il 70 e il 90%, temperature appena vivibili in estate, glaciali in inverno, l'acqua del mare a due gradi tutto l'anno.
Gli occhi di Antonio brillano mentre racconta la sua navigazione nel canale di Drake, delle altre tante occasioni in cui è tornato a Capo Horn, di quella volta che è riuscito anche a scendere a terra, di quando ha conosciuto il guardiano del faro, un uomo dalla faccia larga e sorridente scolpita dal vento patagonico che soffia senza posa.
Anche Ushuaia gli è entrata nel cuore, non riesce più a immaginarsi in un altro posto, senza il colore di quel mare, le montagne, i ghiacciai, l'aria sottile, i profumi della natura.
Nel frattempo gli amici se ne sono andati, chi per paura del futuro incerto, chi per una moglie che lo aspettava; lui è rimasto solo, con la sua barca, a Ushuaia.
Non si scoraggia, Antonio, anzi si riorganizza, attrezza di nuovo la barca e riprende a fare i charter, Capo Horn, il canale di Beagle, i ghiacciai, in Antartide due volte...
Il tempo è passato, le barche sono cambiate, ma l'uomo dagli occhi grigi è ancora lì, a Ushuaia, a guardare i monti che si specchiano nel mare.
sabato 28 gennaio 2017
Ricordo di un Amico
Dino vi raccontatera' la storia dell'Estancia Cristina, che io ho raccolto recandomi lì per un'escursione due giorni fa, quando abbiamo soggiornato a El Calafate.
E' un luogo dove mi premeva andare perché è legato alla memoria di un amico che non c'è più e che aveva proposto a Martina e a me la condivisione di un progetto per il rilancio dell'estancia come luogo di partenza per andinisti e amanti della montagna che vogliano esplorare i bellissimi ghiacciai della zona. L'estancia è situata all'estremità nord del Lago Argentino, in una ampia zona di pascolo ma è vicinissima al ghiacciaio Upsala e alle montagne più alte di quell'area. Lui, Agostino Rocca, noto imprenditore milanese, trascorreva per lavoro buona parte del suo tempo in Argentina ed era innamorato della Patagonia e delle sue montagne. Quando vivevamo a Milano, condividevamo con lui la passione per lo scialpinismo e le escursioni in montagna. Purtroppo è morto in un incidente aereo, proprio recandosi in Patagonia, prima che il progetto potesse realizzarsi. E' stato per me commovente leggere il suo nome nella cappella costruita nell'estancia a ricordo suo e degli altri periti nell'incidente aereo. Già l'anno scorso avrei voluto recarmi alla Cristina per questo tributo alla memoria, sono contento di esserci riuscito quest'anno.
venerdì 27 gennaio 2017
Angelo e Caterina
Angelo e Caterina, una coppia di amici romani, non si sono accontentati delle foto e dei racconti dello scorso anno, ma ci hanno raggiunto ad Ushuaia.
Si sono accordati con il nostro amico Mauricio el fuegino, ed è subito nato un progetto: Mauricio partirà con loro con la sua camionetta, un furgoncino Nissan, sul quale caricherà anche la sua moto, e si farà raggiungere dalla sua famiglia a El Calafate con un'altra auto.
Partiamo quindi da Ushuaia con una macchina d'appoggio, e per noi è un'esperienza nuova e piacevole il viaggiare senza le nostre pesanti borse che abbiamo caricato nella camioneta.
Ci dirigiamo a nord, valichiamo il passo Garibaldi con lo splendido lago Fagnano, maciniamo chilometri e attraversiamo lo stretto di Magellano piegando poi a ovest per varcare la frontiera cilena. La nostra meta sono le torri del Payne e il meraviglioso parco che le circonda. Angelo, Caterina, Franco ed io optiamo per l'escursione in battello sul lago Grey a visitare il fronte dei ghiacciai. Gita bellissima, in mezzo agli icebergs, a due passi da due giganteschi ghiacciai scivolati nel lago, con un fronte di decine di metri. Uno spettacolo. Al ritorno una brutta sorpresa, la camionetta non parte. Perdiamo un paio d'ore con un meccanico locale e finalmente il motore romba di nuovo. Dobbiamo attraversare tutto il parco, Claudio e Mauricio ci aspettano all'altra estremità davanti al nuovo albergo che abbiamo prenotato. Attraversiamo il parco al crepuscolo in un susseguirsi di scorci stupendi e finalmente arriviamo a Laguna Amarga che è ormai notte. I nostri amici ci aspettano preoccupati da almeno tre ore, ma non c'era modo di comunicare. C'è un'altra sorpresa, l'albergo non è quello che credevamo ma è a 60 km, per cui affamati stanchi e infreddoliti risaliamo su moto e furgone e ci avviamo nella notte verso Cerro Castillo. Arriviamo a mezzanotte, il proprietario del B&B, perché di questo si tratta, ci ha gentilmente aspettato, Caterina inventa una cena con pane tostato, formaggi e affettati. Mauricio compone una salsa a base di una specie di avocado e ceniamo finalmente rilassati aiutati dal vino e dalle birre che avevamo nel furgone.
All'indomani ripassiamo la frontiera argentina diretti a El Calafate sulla mitica ruta 40, che Angelo percorre per un lungo tratto sulla moto di Claudio per entrare anche lui nella storia.
Nella giornata successiva alcuni vanno al Perito Moreno, altri al lago Roca, altri in crociera all'estancia Cristina. E' arrivata a Sandra da Ushuaia con i figli, Lautaro e Lucy e sua sorella Susana: a sera pizza in terrazza da loro tutti insieme, con brindisi, abbracci e saluti. Domani le nostre strade si separano: Mauricio con la sua famiglia va a El Chalten e poi torna a Ushuaia. Angelo e Carerina prendono un volo per Buenos Aires. Noi riprendiamo il nostro viaggio di nuovo da soli, diretti al nord e al paso de Robajos.
Adios amigos, y suerte!
Dino
Estancia La Langostura
Gli argentini hanno un concetto abbastanza vago di cosa sia il benessere dei cani. Ieri eravamo alloggiati in una bellissima estancia: La Langostura. Isolata, rigogliosa, ottimo cibo, stanza pulita. Nello stagno antistante, a parte i bellissimi fenicotteri rosa, c'erano una ventina di cani legati con corde o catene che si erano sempre più strette intorno ai loro colli per cui ne ho liberati due che si stavano quasi strozzando. Uno si vede in foto, riconoscente, giovane, affamatissimo, assetatissimo. Appena liberato è andato a dissetarsi nello stagno vicino eppoi gli ho allungato i due toast che ci erano avanzati e praticamente li ha ingoiati interi.
Poi sono passato ad un altro cane, forse messo peggio del precedente perché aveva una catena oramai cortissima, ridotta ad un moncone perché totalmente attorcigliata e che rischiava di strozzarlo. Al che ho chiamato la proprietaria che ha mandato qualcuno a liberarlo. Anche questo secondo cane era affamatissimo ed assettatissimo e, una volta libero, è stato una decina di minuti a dissetarsi nel già citato stagno.
Vicende cani a parte, oggi abbiamo percorso "solo" 250 km fino al lago Posada con arrivo in una location molto riposante. Siamo ripassati da Bajo Caracoles, il nulla assoluto, dove, un anno fa, abbiamo vissuto un'avventura notturna. Per evitare malintesi è meglio che vi leggiate il resoconto dell'episodio disponibile sul blog dello scorso anno: http://amiciinmoto.blogspot.com.ar/2016_01_01_archive.html?m=0
Franco
giovedì 26 gennaio 2017
El Calafate
Oggi è la prima volta che dormiamo per due volte nello stesso posto e mi fa uno strano effetto: sicuramente ritemprante.
El Calafate si affaccia sull'immenso lago Argentino ma è molto più famoso perché (diciamo così) nelle vicinanze (a 90 km) c'è il noto ghiacciaio del Perito Moreno. Tale ghiacciaio è uno dei numerosi ghiacciai che si diramano dai campi "de hielo" Sud e Nord. Entrambi i campi hanno delle dimensioni veramente ragguardevoli e quando il solo Perito Moreno misura 5 km di larghezza, 30 km di lunghezza e 170 metri di profondità può solo dare la pallida idea di cosa siano i sopracitati "campi de hielo". A El Calafate siamo rientrati nella normalità per cui la prima cosa che ci siamo concessi è stata una bella magnata di lomo (ed in qualche foto allegata si nota il lomo prima e dopo la cura). Poi ci siamo dedicati alle escursioni per cui Claudio è andato a navigare il Lago Argentino, sbarcare alla Estensia Cristina, vedere il ghiacciaio Upsala e fare un piccolo trekking fino ad un magnifico mirador. Angelo e Katy si sono dedicati alla visita del Perito Moreno ed il sottoscritto e Dino abbiamo visitato il Museo "de hielo" ed il lago Roca. Anche Mauricio e Sandra hanno visitato il Perito Moreno.
Alla sera ci siamo poi ritrovati tutti quanti sulla bella e panoramica terrazza di Maurizio e Sandra per una pizza in compagnia con ottima cerveza.
Domani ci aspettano 520 km e qui (ripio o meno) non sono uno scherzo.
Nel frattempo non perdiamo la voglia di scherzare e quindi pongo un facile quesito: chi sono i due Blues Brothers che si vedono in una foto e dove ci troviamo?
NB: chi fosse interessato a visionare le foto del ns. viaggio precedente in Patagonia potrà accedere alla versione web del blog e troverà sulla destra i 2 link delle foto.
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