venerdì 26 febbraio 2016

sabato 20 febbraio 2016

In barca a vela tra i ghiacciai di Capo Horn

Dario è il capitano di "Fuga", un "velero" di 13 mt. (e 3 tonnellate) su cui mi sono imbarcato lo scorso 12/2 ad Ushuaia.
Oltre a lui c'erano altri 4 francesi di cui 2 "marinero" (Zac e Max) ed una coppia pagante (Xavier e Maithie) come il sottoscritto. Lingua ufficiale, mais oui, è il francese: ca va sans dire.
Le formalità prevedono di registrarsi a Puerto Williams, in Cile, sull'isola di Navarino per poi iniziare la navigazione sul circuito "Ventesquero" che, percorrendo il Canale di Beagle, circumnaviga in senso antiorario l'isola di Gordon. Formalità espletate positivamente con il non piccolo dettaglio che Dario si è scordato tutti i passaporti alla Capitaneria. Questa è stata la sua unica disattenzione. Per il resto è stato perfetto in tutte le situazioni (anche difficili) seppur il suo clock batta ad una frequenza decisamente rallentata e lontana anni luce dal cosidetto "logorio della vita moderna". Cynar a parte capisci subito che muoversi velocemente sulla barca, con spazi stra-limitati, è foriero di sicure capocciate, ginocchiate, scivolamenti, strappi e tutto ciò che offre il campionario di un disattento velista della domenica come il sottoscritto. Ben mi adeguo quindi ai movimenti lenti sperando che anche per me precludano alla "tartaruga" sul ventre ed ai bicipiti che intravedo sotto l'abbigliamento di Dario. Ahimè non sarà così! 
Partiamo a motore che manterremo per buona parte della navigazione sia perché risaliamo il vento sia perché i canali ed i fiordi sono abbastanza stretti. Il lato positivo è che le manovre sono ridotte al minimo e che il motore diffonde un caldo tepore sotto coperta. Fuori invece il gelo e l'umidità sono costanti (con tendenza alla pioggia). Fortunatamente ho seguito i consigli di Dario e mi sono procurato l'abbigliamento adatto prima di partire. 
Nella zona dei ghiacciai è come entrare in un frigorifero per cui ogni volta che sali in coperta devi obbligatoriamente coprirti con cerata (nel mio caso la tuta antipioggia della moto), cappello impermeabile, guanti, stivali e un tot di indumenti caldi, preferibilmente di lana.
Ovvio che quando ritorni sotto coperta fai il procedimento inverso mettendo ad asciugare, per quanto possibile, i capi bagnati.
Degli spazi ristretti ho già detto. Tralascio di riportare la situazione igienica personale ma aveva raggiunto un livello decisamente critico. Io ero fortunato occupante di una cabina doppia con un letto (normalmente ad uso di 2 persone) tutto per me. Non si pensi qui ad un letto matrimoniale... tutt'altro. Con i miei 2 gomiti potevo toccare le pareti opposte del loculo... opss... della cabina mentre l'altezza per metà mi consentiva di star seduto ma l'altra metà era solo per sdraiarsi.
Il tempo che abbiamo trovato è stato molto vario. Tendenzialmente coperto con pioggia e vento (al pomeriggio), qualche nevischio e imbiancature mattutine sopra i 200 mt. s.l.m. Alcuni arcobaleni ci hanno allietato in parte della navigazione a vela. Le giornate consistevano nel risalire i fiordi (qui denominati "seni") per raggiungere i ghiacciai verso la Cordigliera Darwin o verso sud (veramente tanti e spettacolari). In alcuni punti avanzavamo veramente piano per via del ghiaccio galleggiante presente in quantità. Ogni tanto, ma non come al Perito Moreno, qualche blocco gigantesco di ghiaccio si staccava provocando o un'ondata ragguardevole o una valanga che si nebulizzava: fantastico. Vedere questi distacchi da una fragile barca a vela e non dalla terraferma dava un brivido ulteriore alla già bassa temperatura. 
Molti tempi morti mi vedevano ritirato sotto coperta ad immergermi nella MAGNIFICA trilogia Millennium di Stieg Larsson: divorata. 
A proposito di cibo si è cucinato a rotazione. Avendo scarse capacità culinarie (tendenti alla pura sussitenza se non vi sono modalità alternative) ho abbondato con i turni di "vesseille". Zac (diminutivo di Zaccaria) è stato splendido per i suoi 20 anni e si è destreggiato alla grande per i turni da cuoco. Nessuna difficoltà negli spazi ridotti o se la barca era inclinata di 45 gradi. Lui comunque qualcosa riusciva sempre a cucinare. Max invece è una forza della natura. È quello che in foto mostra come non insudiciare inutilmente il WC di bordo... Ha un'energia inesauribile. Insieme formano una coppia molto affiatata sebbene si punzecchino spesso e volentieri sulle rispettive debolezze. 
Ieri siamo ritornati a Puerto Williams (da dove sto scrivendo) e ci siamo dedicati alla rinascita: la doccia.
Che bellezzaaaaaa!!!! 
Che sensazioniiiiiii!!!!!
Seppur nelle condizioni pessime del bagno, ricavato in un barcone permanentemente ancorato al molo del "Club de Yates Micalvi", abbiamo tutti profondamente apprezzato il ritorno alla civiltà dell'igiene personale.
Poi, finalmente puliti, abbiamo anche festeggiato (al sopra citato club) con birra, vino, salame e crackers provvidenzialmente recuperati nella ns. stiva.
Infine siamo stati invitati al tavolo, pardon, al banco di un gruppo cileno adiacente che ci ha offerto ulteriori beveraggi e qualche deliziosa "empanada" (il tutto condito da musica assordante).
All'una, sfinito, io mi sono ritirato con Dario (ed i suoi bicipiti) mentre i 2 ventenni non so con chi si sono trattenuti e non so a che ora sono rientrati.
So solo che stamane alle 10 erano ancora profondamente addormentati che occupavano il quadrato sotto coperta per cui la mia colazione si e svolta in piedi all'aperto: beata gioventù!