Dopo l'incredibile esperienza del Salar lasciamo Uyuni diretti a Potosi'. La strada, bellissima, con un ottimo manto, si snoda tra curve e tornanti mostrando splendidi scenari montani nella declinazione del verde, del rosso, del marrone e del giallo che lasciano senza fiato.
Arriviamo a Potosi' al tramonto, passiamo l'arco di benvenuto alla città e cominciamo ad arrampicarci verso il centro storico. È uno shock: ci troviamo in breve prigionieri di un traffico caotico, in strade strette con poca possibilità di manovra, in uno smog soffocante, ma Franco fa un miracolo dei suoi e fermandosi a chiedere bloccando il traffico infinite volte, al secondo tentativo trova un buon albergo con garage dove finalmente sistemare le moto e infilarci sotto la doccia, stremati.
Potosi' è una città mineraria per eccellenza che di miniera ancora vive: la sua risorsa fondamentale è il Cerro Rico, una grande montagna triangolare che occhieggia attraverso le strade a saliscendi, che è stata una delle più ricche miniere d'argento durante il periodo coloniale.
Narrano le leggende che quando gli Inca arrivarono a Potosi' rivolsero la loro attenzione alla grande montagna ma uno dei loro Dei impose loro di soprassedere perché le risorse in essa contenute erano state riservate a un altro popolo con un grande destino. Cortes arrivò 80 anni dopo e mise in opera lo sfruttamento intensivo delle ricche vene d'argento del Cerro Rico che rappresentarono l'80% della enorme produzione d'argento che prese la via della Spagna per alimentare i lussi della Corte.
I Potosini affermano che con tutto l'argento che nel corso dei secoli fu inviato in Spagna si sarebbe potuto edificare un ponte dalla loro città fino a Madrid. Ci pensarono poi i Gesuiti a convincere i nativi, sovrapponendo le immagini della Pacha Mama a quelle della vergine Maria creando una icona femminile rappresentata sempre con una veste triangolare che riecheggiava la forma del Cerro Rico, assurto a simbolo di ricchezza e prosperità.
Lo sfruttamento intensivo del Cerro Rico perdurò dai tempi di Cortés fino alla liberazione dell'Alto Perù dagli Spagnoli da parte di Simon Bolivar nei primi anni del 1800: l'80% della enorme produzione di argento veniva spedita in Spagna, il 18% era destinata a coniare le monete valide per tutto il vicereame di Spagna comprendente Ecuador, Colombia, Bolivia, Perù, Cile e Argentina e il 2% era di pertinenza degli orafi locali che creavano squisiti oggetti di argenteria.
Lo sfruttamento della miniera influenzò anche il mercato degli schiavi: un numero imprecisato di negri africani fu trasferito a Potosi' a morire di freddo e di stenti. Si calcola che durante tutto il periodo coloniale siano morte in miniera ed attività collegate almeno 900.000 persone tra schiavi e nativi.
L'argento trasformato in lingotti, veniva inviato via terra al porto di Antofagasta in Cile. Poi via nave arrivava a Panama dove in assenza del canale era trasferito via terra sugli approdi dell'oceano atlantico dove veniva di nuovo imbarcato alla volta della Spagna.
Il centro storico è una bella testimonianza dello stile coloniale, ma la topografia della città, arroccata con le sue strade strette e ripide sulla cima di una montagna di fronte al Cerro Rico e il conseguente traffico infernale che ne deriva, non ne permette una compiuta fruibilità. Ripartiamo all'indomani mattina per una bella strada digradante che ci porterà dai 4100 metri dì altitudine di Potosi' ai 3000 di Sucre.
Sucre fu fondata con il nome di Ciudad de la Plata de la Nueva Toledo il 30 novembre
1538. Nel
1559 il
Re di Spagna Filippo II istituì la Audencia de Charcas a La Plata, la massima corte giudiziaria dell'
Alto Perù al cui presidente erano anche affidati poteri amministrativo ed esecutivo: la giurisdizione comprendeva i territori degli attuali
Paraguay,
sud-
est del
Perù,
nord del
Cile e
Argentina e gran parte della Bolivia. Nel 1609 la città divenne Arcivescovato, nel 1624 venne fondata l'Universita dell'Alto Perù, la più antica del Sudamerica.
La cittadina non è grande e il centro storico muy lindo, come dicono da queste parti, ordinato, elegante e vivibile. Troviamo alloggio in un bellissimo B&B a ridosso del centro dove ci fanno sistemare le moto nel loro elegante giardino interno, tra un ulivo e una palma centenari, tavoli da giardino e mobili antichi.
La piazza centrale è molto elegante, con la Cattedrale e un bellissimo giardino monumentale. Sucre è stata la prima capitale della Bolivia, il luogo dove avvenne la dichiarazione di indipendenza e la proclamazione della Repubblica nel 1825 con il nome di República de Bolivar, poi trasformato in Bolivia, in onore del Libertador e suo primo Presidente, il mitico Simon Bolivar.
Simon Bolívar, Simón,
in ogni tempo vola
come una torcia la tua voce.
Come una torcia che va
indicando una rotta sicura
su questa terra ricoperta
di morti con dignità.
Simon Bolivar, Inti Illimani, 1973
Ci sono stati tre grandi pazzi nella storia:Gesù, Don Chisciotte e io'.
Simon Bolívar nacque a
Caracas in Venezuela il 24 luglio 1783, e a nove anni era già orfano di entrambi i genitori.
Sedicenne si trasferì in
Spagna per completare gli studi e la' conobbe e sposò María Teresa Rodríguez che pochi anni dopo sarebbe morta di febbre gialla. Bolivar ritornò in Europa nel
1804 e rimase diverso tempo a
Parigi, dove conobbe
Napoleone che inizialmente lo affascinò ma dal quale poi prese le distanze accusandolo di aver tradito gli ideali della rivoluzione francese.
Nel 1807 tornò in Venezuela dove un tentativo di insurrezione di Francisco Miranda era stato represso nel sangue.
Nel frattempo in Europa il 5 maggio 1808, Napoleone incoronava suo fratello Giuseppe re di Spagna e delle colonie. La notizia giunse in Sudamerica, provocando tentativi di rivolta alla corona di Spagna a Rio della Plata, Charchas, La Paz e Quito, mentre si diffondevano a macchia d'olio gli ideali delle rivoluzioni francese e americana.
Il malcontento nei confronti del governo spagnolo si trasformava in aperta rivolta: formata una Giunta di Governo nel 1810, il Venezuela si ritrovò ben presto sconvolto dalla Guerra civile: la situazione divenne ancor più tesa dopo la dichiarazione di indipendenza del 5 luglio 1811, che diede luogo a una lunga guerra che avrebbe visto Bolivar sempre in prima linea.
Presto assunse il comando del movimento per l'indipendenza affrontando battaglie che si protrassero senza sosta fino al 1825, portando alla liberazione di Colombia, Venezuela, Ecuador e Peru'.
Un anno dopo l'Alto Perù dichiaro' la propria indipendenza nella città di Sucre e la nuova repubblica fu battezzata prima Repubblica Bolivar e successivamente Bolivia.
Il sogno visionario del Libertador di costituire un grande stato Panamericano indipendente stava diventando realtà.
Nasceva la Grande Colombia che comprendeva gli odierni stati di Venezuela, Colombia, Panama e Ecuador, di cui egli fu nominato Presidente, ma l'impegno più grande fu quello di tenerla unita a causa delle forti spinte centrifughe sostenute dalle strenue opposizioni interne.
Bolivar rimase aggrappato al suo sogno, ma non riuscì a gestire realtà ancora tanto diverse, perdendo progressivamente potere, credibilità e carisma.
Tentò allora di istituire una dittatura incentrata su se stesso, in quanto si riteneva, forse a ragione, la migliore guida per quelle nazioni neonate. Dopo essere scampato a un attentato, si dimise nel 1830, profondamente amareggiato e ammalato di tubercolosi.
La Gran Colombia si dissolse quasi subito; il Venezuela diede vita a un nuovo stato che bandi' El Libertador dalla sua stessa Patria, cui tanto della sua vita aveva dedicato.
Simon Bolivar morì in solitudine e in condizioni di assoluta povertà a Santa Marta, in Colombia, ospite di un gentiluomo spagnolo, il 17 dicembre del 1830, a soli 47 anni.
Il suo ospite offri' una delle sue camicie per coprire la salma poiché tra i pochi effetti personali dell'eroe non ce n'era una presentabile.
Scrisse nelle ultime pagine del suo diario: 'Il mio nome appartiene alla storia e la storia mi renderà giustizia'.
Oggi le sue ceneri riposano nel Pantheon Nazionale di Caracas e la sua figura è venerata in tutto il Sudamerica.
Sucre rimase capitale fino alla fine del XIX secolo quando ci fu una ennesima sanguinosa guerra civile con la Paz per il predominio. La guerra esito' in un accordo che dichiarava Sucre capitale costituzionale, dove aveva sede la corte suprema e La Paz capitale amministrativa, sede del Parlamento e del Governo.
Lasciamo con rimpianto l'aria leggera, l'atmosfera dolce piena di storia e di cultura e portiamo con noi l'immagine della giovane coppia che balla un tango solitario nella notte nella piazza principale incurante degli sguardi degli astanti, persi occhi negli occhi.
Dino