domenica 12 marzo 2017

Miti e banditi

Il nastro d'asfalto corre dritto verso l'infinito, la linea dell'orizzonte e' un immenso arco di cerchio che si chiude sulla ruota anteriore della moto lanciata sulla strada, il sole basso verso ovest ne disegna il profilo sulla brughiera, mentre le nuvole diventano rosse e il cielo assume sfumature viola.

La pampa è adagiata immobile ai due lati della lunga linea grigia, su di essa ancora cavalcano i miti immaginari di questa terra aspra e inospitale, uomini generosi e senza paura, che hanno combattuto il potere costituito spesso per tornaconto personale ma che sono stati trasformati nell'immaginario popolare in figure leggendarie che si battevano contro l'ingiustizia e la protervia del più forte.

Butch Cassidy e Sundance Kid arrivarono a Buenos Aires nei primi mesi del 1901 dopo l'ultima rapina al treno della Northern Pacific nel Montana che aveva fruttato loro più di 40.000 dollari e aveva convinto la compagnia a mettere sulle loro tracce l'Agenzia Pinkerton. Dal 1986 erano stati tra i protagonisti del "Mucchio Selvaggio", the wild bench, la più grande e famosa banda criminale di tutti i tempi.

In fuga dagli Stati Uniti dove erano ormai braccati, sbarcarono dalla nave Herminious sotto falso nome: con loro viaggiava Etta Place, la maestrina innamorata di Sundance alla quale Butch non aveva mai smesso di fare la corte. I tre, dietro suggerimento del vice console americano a Buenos Aires proseguirono per la Patagonia, dove acquistarono un'estancia nel Chubut, nella valle di Cholila. Ottennero in concessione dal governo Argentino più di 600 ettari di terra, sulla quale cominciarono ad allevare bestiame.

La comunità locale contava solo 14 famiglie e il luogo era un paradiso: una vallata circondata da montagne, praterie con ottimi pascoli e laghi con acque cristalline.

Il singolare terzetto fu accolto molto bene e si integrò senza fatica in quella comunità di coloni gallesi e nord americani.

Nel frattempo la Pinkerton era sulle loro tracce e aveva tappezzato Buenos Aires di manifesti con le loro immagini con impressa la scritta "Wanted". Per tre anni riuscirono a vivere come allevatori onesti, fino a quando, nel 1905, fu rapinata da due Yankees una banca a Rio Gallegos, 700 km a sud di Cholila. La polizia attribuì subito la responsabilità del colpo a Butch e Sundance, nonostante il loro alibi reggesse e la descrizione dei rapinatori non corrispondesse affatto a loro: a questo punto i tre vendettero i loro beni e fuggirono in Cile nel maggio del 1905. Dopo alcuni mesi tornarono in Argentina e alle vecchie abitudini: rapinarono la banca di Villa Mercedes de San Luis e fuggirono verso ovest, oltre il confine cileno, dove si stabilirono nel porto di Antofagasta. Dopo la rapina di Villa Mercedes, Etta Place tornò negli Stati Uniti, forse per essere sottoposta a un intervento chirurgico, forse perché stanca di quella vita fuggiasca ed errabonda. Fu segnalata per l'ultima volta a San Francisco nel marzo del 1906, e dopo quella data le tracce si fanno incerte. Nel frattempo Butch e Sundance si trasferirono in Bolivia dove trovarono lavoro alla Miniera di Concordia Tin come guardie del libro paga; ne fu successivamente registrata la presenza a Tupiza, ove sembra che Butch fosse stato riconosciuto nonostante continuasse a negare la sua identità. Nell' Agosto del 1908 due Yankees avevano rapinato le paghe dei minatori di una compagnia locale proprio a Tupiza, fuggendo verso nord, con l'intenzione di arrivare a Oruro. Arrivati a San Vicente al tramonto del 6 Novembre furono denunciati ai soldados della vicina contea che, appena entrati nel Barrio, furono accolti dai colpi di pistola di uno dei banditi che resto' ferito nello scontro a fuoco.La casa fu circondata e la sparatoria si prolungo' fino alla mattina successiva, quando fu trovato un corpo sul pavimento, con una pallottola nella tempia e un'altra nel braccio e un secondo su una panca, con una pallottola in fronte. I due cadaveri furono riconosciuti come quelli degli uomini che avevano effettuato la rapina e fu aperta un'inchiesta che non riuscì però mai ad appurare la vera identità dei banditi: tuttavia si diffuse presto la voce della morte di Butch e di Sundance avvenuta in Bolivia a San Vicente, forse anche alimentata da quanti volevano disfarsi di personaggi così scomodi. Nel 1909 Frank Aller, vice console americano in Cile, scrisse alla Legazione americana a La Paz per ottenere la certificazione della morte di due americani, uno noto come Frank Boyd e l'altro come Maxwell, pseudonimi usati dai due fuorilegge, uccisi a San Vicente vicino Tupiza dalla polizia locale e seppellìti come 'desconocidos' . La legazione spedì la richiesta al ministero boliviano per gli stranieri, che successivamente invio' una sintesi del rapporto dell'inchiesta e i certificati di morte per due uomini di identità sconosciuta. Molti accettarono l'idea che i due "americanos" erano morti nella sparatoria di San Vicente, ma il Sudamerica vive di miti e leggende, e una di queste leggende narra che i due si fecero credere morti e che passarono la vecchiaia in Nordamerica sotto falso nome. Recentemente due studiosi americani si sono messi sulle tracce dei due banditi. Dopo aver consultato centinaia di documenti negli archivi delle società minerarie, dei consolati, negli uffici della polizia, sono finiti proprio nel cimitero del paesino di San Vincente dove hanno trovato una piccola tomba senza nome con i resti di due uomini. Trasportati nei laboratori americani, sono stati oggetto di test sul Dna che non sono stati in grado di dare una conferma definitiva, ma i due americani non hanno dubbi: gli scheletri sono quelli di Cassidy e Kid.Il primo dei due teschi presenta un foro d'entrata sulla tempia destra e uno di uscita su quella sinistra; il secondo ha l'osso frontale frantumato, presumibilmente da un proiettile. Che cosa è realmente accaduto? Cassidy ha ucciso il suo compagno, per poi suicidarsi? Ci sono comunque altre versioni della storia: una racconta di uno scontro fatale con la polizia uruguayana nel 1911, un'altra afferma che i tre avrebbero guadagnato bene con la vendita della estancia nel Chubut e sarebbero tornati a New York a fare la bella vita. Nel suo libro In Patagonia, Bruce Chatwin dice che ancora nel 1924 Etta viveva a Denver, Colorado, con una figlia, Betty Weaver, mentre Lula Parker Betenson, la sorella di Butch, nella biografia "Buch Cassidy, mio fratello" afferma che egli tornò sano e salvo negli Stati Uniti dove visse nell' anonimato per parecchi anni. Esistono diverse testimonianze a favore di questa affermazione e altri personaggi che confermano che Butch Cassidy si sottopose a una plastica facciale a Parigi per poter tornare in America con una nuova identità , e che Sundance Kid visse negli Stati Uniti fino al 1937, anno in cui morì tranquillamente nel suo letto.

L'aura leggendaria che avvolge il personaggio di Butch Cassidy lo narra ancora oggi come un bandito gentiluomo che non uccise mai nessuno, che derubo' soltanto banche e compagnie ma mai singole persone, capace di cavalcare per miglia e miglia per portare aiuto a chi ne aveva bisogno.

Personaggi simili si ritrovano ancora nella storia della Patagonia degli anni venti del novecento, attori di una rivolta popolare che vide la sollevazione dei Gauchos e dei campesinos contro i latifondisti, raccontata con grande partecipazione negli articoli di Alberto Prunetti ispirati a Patagonia Rebelde di Osvaldo Bayer, l'anti Chatwin.

Raccontano gli anni di Antonio Soto e della Societa' Obrera di Rio Gallegos, degli anarchici e dei sindacalisti arrivati in Patagonia da tutta Europa, della rivolta dei brutti sporchi e cattivi, degli uomini che valevano meno dei muli, sfruttati e sottopagati dai grandi latifondisti, di scioperi e repressioni militari, di umiliazioni e morti a migliaia, vittime di attacchi indiscriminati e di fucilazioni sommarie, di sepolture nelle fosse comuni.

Raccontano anche l'epopea di due Gauchos Italiani, uomini di cavallo e di coltello, diventati famosi da queste parti come Butch e Sundance, come loro avvolti da un'aura leggendaria di uomini contro, di guerriglieri e montoneros.

Il primo si chiama Alfredo Fonte anche se ha altri mille nomi, ma è noto a tutti solo come El Toscano; il secondo è per tutti El 68, il numero della sua cella dove nel carcere di Ushuaia, oppure El Piemonteis, al secolo Jose' Aicardi. Entrambi vaqueros, segnati dalla dura vita nella pampa patagonica, non riescono a leggere nell'atmosfera di ribellione degli umili e degli oppressi di quel periodo i fumosi discorsi dei sindacalisti e della politica.

Sono uomini d'azione che scelgono istintivamente la logica della guerriglia, della guerra di corsa: radunano le bande, assaltano le estancias, prendono in ostaggio i maggiorenti e si ritirano rapidamente. Così mentre il sindacato discute e argomenta, El Toscano e El 68 galoppano per tutta la Patagonia razziando, facendo bottino, sequestrando uomini, armi e cavalli e disperdendo a fucilate i crumiri fatti arrivare da Buenos Aires.

Lo sciopero continua e continuano le scorribande, che mettono sotto scacco la milizia: durante l'ultima razzia c'è stato un conflitto a fuoco con la polizia con morti da entrambe le parti, i due Gauchos raccolgono la banda e si ritirano in montagna. I padroni vogliono scendere a patti e avanzano una proposta in cui accolgono alcune richieste ma pretendono la resa incondizionata dei ribelli che dovranno consegnare le armi in cambio dell'immunità.

La proposta viene messa ai voti e la maggioranza decide di tornare al lavoro. Gli ostaggi sono rimessi in libertà, peones e gauchos tornano alle loro case, mentre El Toscano e El Piemonteis si danno alla macchia con una parte degli uomini e il grosso delle armi. El 68 fa perdere le sue tracce, mentre El Toscano si nasconde nella cordigliera andina e organizza un nuovo gruppo d'azione, El consejo rojo, un bracciale rosso come segno distintivo. Incontra Soto e gli propone di sollevare i peones contro i grandi proprietari e di attaccare le caserme, cacciando i soldados dalla cordigliera andina, ma il sindacalista non condivide il progetto di guerriglia e si arriva alla rottura definitiva tra le due anime della rivolta. El Toscano e la sua banda cadranno in un'imboscata in montagna, circondati dai miliziani mentre erano radunati davanti al fuoco, forse venduti dagli stessi peones che volevano difendere. Gli scioperi e il movimento finiranno in un bagno di sangue orchestrato dal Colonnello Varela, con la fucilazione conclusiva di 200 scioperanti armati soltanto con i manifesti rossi e neri disegnati a mano.

Cala il sole dietro la cordigliera del Salgado, svaniscono le ombre che cavalcavano insieme alle nostre moto, e' il crepuscolo, tempo di trovare un rifugio per la notte.

Dino

Nota d'Autore: per la stesura di questo capitolo ho fatto riferimento, tra gli altri, a:
Butch Cassidy, il ritrovamento del pistolero - Arturo Zampaglione - Farwest.it
Patagonia rebelde - Osvaldo Bayer, Eleuthera ed.
L'anti-Chatwin: bandoleros italiani della Patagonia - Alberto Prunetti, Carmillaonline, settembre 2010

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